Ogni opera d’arte nasconde una storia da raccontare. Ogni pennellata, ogni tocco di scalpello, prende vita da una parola non detta. In queste “pillole d’arte” vi racconto qualche aneddoto, particolari curiosi più che storiografici, in margine a grandi artisti o legati a capolavori immortali.
David di Michelangelo 1504.
La lastra di marmo utilizzata da Michelangelo per realizzare la celebre scultura del David, nel 1504, fu tagliata quarantatre anni prima. Fu tagliata per un’artista di nome Agostino di Duccio, il quale progettava di utilizzarla per la realizzazione di una statua di Ercole. Abbandonata l’idea, il marmo rimase inutilizzato per dieci anni. Fino a quando l’artista Antonio Rossellino la scelse, ritenendola però, troppo difficile da scolpire, quindi anche lui la abbandonò. Dopo queste rinunce, il blocco arrivò finalmente a Michelangelo Buonarroti il quale iniziò a lavorare alla sua scultura nel 1501.
Campbell’s Soup Cans di Andy Warhol 1962.
Andy Warhol realizzò una serie di trentadue immagini serigrafate rappresentanti i barattoli rossi e bianchi della zuppa Campbell. Ciascuna di quelle immagini rappresentava trentadue diverse varietà di zuppa che l’azienda vendeva in quel periodo nei supermercati americani. Quando una volta gli chiesero perché decise di dipingere queste lattine, Warhol rispose ironicamente: “Sono state il mio pranzo quotidiano, ogni giorno. Per vent’anni”.
Forse non tutti ricordano che la Leo Castelli Gallery, viene inaugurata al 420 di West Broadway. E là, leggendaria, rimarrà per più di quarant’anni a battezzare neodadaisticamente i combine-painting di Robert Rauschenberg, le flag e i target di Jasper Johns; a inventare la Pop Art fumettistica di Roy Lichtenstein e quella macro-pubblicitaria di James Rosenquist. L’arte di Andy Warhol, invece, bussa all’aurea porta di Castelli nel 1964: ma a dispetto delle voci che circolano non ci sarà mai grande feeling tra i due.
American Gothic, Grant Wood, 1930.
L’ispirazione del dipinto arrivò mentre era in viaggio per l’Iowa con un altro artista, in cerca di idee per i loro prossimi lavori. Mentre guidavano, Wood venne colpito da una piccola casa costruita in stile gotico, la disegnò e pensò di crearne un dipinto aggiungendo delle persone che potessero dare maggior intendità a quella casa in stile gotico come quella. Non tutti sanno che l’uomo con il forcone era il dentista di Wood, Byron McKeeby, e la donna a fianco era la sorella dell’artista, Nan Wood Graham.
Notte Stellata, Vincent van Gogh, 1889
L’ispirazione per il dipinto venne dall’interno di un istituto d’igiene mentale in cui Van Gogh aveva accettato di farsi ricoverare dopo l’episodio di automutilazione del suo orecchio (anche se in realtà alcune voci parlano di un accesa discussione con Gauguin , suo coinquilino e abile spadaccino che con la spada colpi Vincent proprio all’orecchio).
Si tratta della vista che Van Gogh aveva da una finestra, esposta a est, della sua stanza nell’ospedale di Saint-Paul-de-Mausole; questo capolavoro venne dipinto dall’artista poco prima dell’alba, proprio mentre si trovava nell’istituto.
L’Urlo, Edvard Munch, 1893.
L’ispirazione è arrivata un giorno, mentre Munch stava passeggiando sulle colline di Oslo .
Fermandosi per osservare il cielo al tramonto, rimase colpito dal suo colore rosso sangue. Quell’attimo così intenso fu interrotto da un lieve rumore proveniente dalla città, rumore che ricordava un urlo che, insieme a quei colori straordinari, scuoteva la natura.
La persistenza della memoria, Salvador Dalí, 1931.
Sembra che l’artista abbia realizzato l’opera nel mezzo di un’allucinazione: spesso Dalì per creare le sue opere utilizzava il suo metodo “paranoico-critico”, un metodo di pittura che prevede di entrare in uno stato meditativo di allucinazioni psicotiche autoindotte. Una volta trovatosi in questo stato realizzava quelle che lui chiamava “fotografie di sogni dipinte a mano”. Parlando di quest’opera pare che Dalì abbia creato il dipinto in due ore e in circostanze piuttosto bizzarre. Si trovava infatti a casa, con una forte emicrania, e venne ispirato dalla mollezza del formaggio che stava mangiando, che lo portò a riflettere sullo scorrere del tempo.
Parlare d’arte può diventare più intrigante e curioso ricordando aneddoti che aiutano a comprendere cosa ha portato l’artista a creare …