Come abbiamo già ricordato nei precedenti articoli, il mondo dell’arte è ricco di curiosità grazie alle personalità estrose a tratti folli degli artisti. Lo stesso Vasari nella sua enciclopedica opera “Le Vite” racconta diverse vicissitudini e aneddoti legati all’universo arte. Anche questa volta vi racconto con il sorriso alcune curiosità …

Monet era notoriamente un don Giovanni, amava sedurre le sue modelle ma sembra che i suoi gusti in fatto di donne fossero decisamente particolari. “Mi spiace – soleva dire – “dormo solo con duchesse o cameriere. Preferibilmente con le cameriere delle duchesse. Ogni via di mezzo mi raffredda subito”.
Iniziamo da Amedeo Modigliani, che si narra si vergognasse delle sue umili origini e cominciò a vestirsi in modo sfacciatamente elegante tanto da guadagnarsi il nomignolo di “Principe di Gerusalemme”. Oggi, meno, ma negli anni ‘90 dirigere una Galleria d’arte, significava vedere entrare dalla porta molti artisti con le loro cartelle, che con un po’ di timore, chiedevano il permesso di poter mostrare i loro lavori. Di certo timido non era Jean Michel Basquiat, è rinomato che all’inizio della sua carriera, trovò Andy Warhol seduto a un bar a Manhattan e riuscì a vendergli alcune delle sue opere, il resto è storia.


La conoscenza dell’anatomia umana e animale di Leonardo era incredibile, questo perché nei primi anni dedicati alla ricerca scientifica aveva sezionato molti animali, cosa che continuò a fare anche in seguito, ma poter aprire e sezionare il corpo di un essere umano è sempre stato un tabù. Solo una volta riuscì a ottenere il primo cadavere da studiare, a ogni modo, venne “gentilmente” obbligato dal Papa a rinunciare ai suoi esperimenti.
Gustav Klimt era un grande amante dei gatti, e uno dei suoi ritratti fotografici più famosi, scattato nel 1911 lo raffigura proprio assieme a un gatto, uno dei tanti che affollavano il suo studio di Vienna. I gatti, si sa, per affetto, sanno essere molto presenti. A tal proposito, Arthur Roessler, critico d’arte, scrisse: “Una volta ero seduto con Klimt osservando e scegliendo alcuni suoi disegni, ero circondato da una decina di gatti che giocavano tra loro, al punto che i fogli di studio hanno iniziato a volare ovunque e allora gli chiesi, perplesso, come facesse a tollerare questo caos, e soprattutto che rovinassero centinaia dei disegni più belli. Con un sorriso, Klimt rispose: “No, amico mio, anche se accartocciano e strappano questo o quel pezzo di carta, non importa; fanno la pipì solo sugli altri e, si sa, è il miglior fissante!”.

Van Gogh iniziò a dipingere solo all’età di 27 anni, nonostante questo fu molto prolifico: si attestano circa novecento dipinti (in media due a settimana) e 1100 disegni realizzati prima della sua morte, a 37 anni. La cosa buffa è che in vita riuscì a vendere solo un’opera a suo fratello Theo.


Chiudiamo questo breve articolo con due psicosi di cui erano affetti due icone artistiche del Novecento: Picasso e Salvador Dalì.
Properzia de Rossi non è certo un nome che in molti ricordano, ma grazie a Vasari, il suo talento scultoreo lo possiamo tramandare. Vasari, la chiama “femina scultora”, e fu così brava nel suo lavoro di scultrice da essere invidiata dagli uomini che, per convenzione, all’epoca erano gli unici a potersi cimentare con l’arte. Eccelleva nello scolpire in miniatura: opere d’intaglio sui noccioli di pesca, susine e persino ciliegie. Questi intagli venivano montati come camei associati a metalli preziosi per creare spille, medaglioni, stemmi e pendenti da collo.

Pablo Picasso soffriva di Peniafobia, cioè la paura di diventare povero, sarà forse per questo che in carriera ha prodotto più di tredicimila opere fra dipinti e disegni, più di centomila tra incisioni e litografie e almeno trecento sculture.
Salvador Dalì soffriva di una paura generale degli insetti chiamata anche parassitosi: in pratica la delirante convinzione di essere infestato da parassiti. Buffo è constatare che, nonostante la sua fobia, i suoi quadri sono pieni di questi insetti che lo terrorizzavano.
Dalì aveva particolarmente paura della formica: durante la sua giovinezza, era stato bullizzato da altri bambini che l’avevano gettato a terra su un formicaio. Ecco che quindi sono diventate un motivo ricorrente nelle sue opere: simboli di spreco e distruzione, divorano i soggetti rappresentati sulla tela. Le formiche sono un’immagine comune, significano decomposizione, evocando anche la paura della morte.
