
Estate 2025: arte da non perdere in Italia 🎨✨
L’estate 2025 si preannuncia ricca di eventi d’arte imperdibili in tutta Italia.
A Venezia, a Punta della Dogana, fino al 23 novembre, la grande retrospettiva dedicata a Thomas Schütte presenta quasi 50 sculture e 100 opere su carta. Un’occasione unica per esplorare lo sguardo ironico e profondo di uno degli scultori contemporanei più rilevanti negli spazi monumentali del grande spazio espositivo veneziano. Gli interventi espositivi iniziano ancor prima di varcare la soglia dell’edificio, con la Mutter Erde – la Madre Terra. Si tratta di un’imponente scultura in bronzo che ricorda, nella sua posa ieratica, un’antica dea, ma il cui aspetto ha origine, in realtà, in una statuina trovata in un dolcetto francese. Questo slittamento continuo tra aura e oggetto kitsch non è che il primo segnale di una poetica che problematizza ogni forma di monumentalità. Questa pesante scultura ci introduce dunque ad un’esposizione che, come suggerisce il titolo, mira a tracciare delle genealogie concettuali e formali in un corpus di lavoro tanto variegato quanto quello di Schütte. Il risultato è una mostra che si oppone a qualsiasi narrazione con la stessa ostinazione con cui l’artista, nel corso di una carriera ormai decennale, ha attraversato tecniche, formati e media: dal minuscolo al monumentale, dall’architettura immaginaria all’acquerello, dalla scultura in vetro a quella in ceramica o in pasta modellabile.
A dimostrazione di questa versatilità è già la prima delle sale di Genealogies, fortemente connotata dai tre possenti Mann in Wind: sculture monumentali che sembrerebbero volersi muovere liberamente, ma non possono farlo, invischiate come sono nel loro basamento. Sono anti-eroi prigionieri della materia, che mettono in discussione la normale associazione tra scala, materiale e glorificazione. Nella stessa sala le DEKA Fahnen (1989) formano un repertorio di simboli che accompagnerà Schütte per tutto il suo percorso artistico: sono ampie bandiere colorate, in cui astrattismo e figurazione si susseguono e si fondono.
In Toscana, a Pontedera, fino al 9 settembre, “Banksy & friends. Storie di artisti ribelli” al Palazzo Pretorio racconta la street art e il pensiero critico di artisti come Banksy, TvBoy e Obey, accostati a icone come Andy Warhol e Damien Hirst. Un viaggio nell’arte che sfida le ingiustizie sociali e la violenza.
Sempre in Toscana, a Firenze, Palazzo Strozzi ospita fino al 20 luglio la retrospettiva italiana più ampia dedicata a Tracey Emin. La sua arte intensa e sensibile indaga sessualità, solitudine e desiderio attraverso pittura, video e neon. l’esposizione permette di immergersi nella poliedrica attività di un’artista che spazia tra pittura, disegno, video, fotografia e scultura, sperimentando tecniche e materiali come il ricamo, il bronzo e il neon. Il titolo fa riferimento a due parole chiave, sesso e solitudine, che permeano le oltre 60 opere di un percorso che attraversa diversi momenti della carriera di Tracey Emin, dagli anni Novanta a oggi, in un intenso viaggio sui temi del corpo e del desiderio, dell’amore e del sacrificio. Molte delle opere sono presentate in Italia per la prima volta, assieme a nuove produzioni, in diversi media, realizzate in occasione dell’esposizione.
Celebre per un approccio diretto e crudo nella sua arte, Tracey Emin dà vita a opere in cui momenti intimi e privati si trasformano in metafore esistenziali che riflettono sulla sessualità o la malattia, sulla solitudine o l’amore. Attraverso una ricerca onesta e fortemente autobiografica, Emin traduce esperienze personali in opere intense e potenti, in cui il linguaggio diretto ed esplicito delle sue celebri frasi al neon si unisce alla forte materialità dei suoi dipinti e delle sue sculture.
Per gli amanti della fotografia, a Torino, a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, fino al 21 settembre, sono esposte 170 immagini inedite di Alfred Eisenstaedt, maestro dell’obiettivo che ha raccontato un secolo di storia con scatti iconici. Alfred Eisenstaedt diceva spesso che con una macchina fotografica in mano perdeva la sua tipica timidezza. A giudicare dalle sue immagini effettivamente, non si direbbe affatto che fosse timido: i suoi scatti sono sempre abitati da persone, avventori dei caffè, passanti per strada, viaggiatori in stazione, spettatori a teatro, manifestanti in piazza, passeggeri in metropolitana…Ciò che colpisce delle sue fotografie è la relazione tra i soggetti umani e il contesto, quasi sempre urbano, in cui si trovano: persone e città sembrano avere la stessa importanza, le une non esisterebbero senza le altre, ed entrambe si danno senso a vicenda. Ragionando sulla città come insieme di elementi architettonici e naturali, come spazio di esistenza ed incontro dei suoi abitanti, si costruirà, una città viva dove i corpi dei partecipanti diventeranno edifici, dando luogo ad un alternativo paesaggio urbano a immagine e somiglianza di ciascuno. Una fotografia mette in relazione tanti sguardi diversi: il nostro rivolto alla fotografia, quello del fotografo che guarda e decide di scattare e quello del soggetto che a volte guarda il fotografo, a volte altrove, altre volte ancora il suo sguardo è nascosto perché ha gli occhi chiusi o coperti da qualcosa. Per Eisenstaedt è spesso proprio lo sguardo l’elemento più interessante della fotografia: quali sono le espressioni dei soggetti? Cosa stanno guardando? E cosa pensano e provano mentre guardano? Attraverso il loro personale sguardo, i partecipanti saranno invitati a provare ad immaginare l’oggetto dello sguardo altrui e mediante un gioco di mimo eserciteranno il pensiero verso l’autorappresentazione.
In Puglia, a Conversano, fino al 28 settembre, la mostra dedicata a Maurits Cornelis Escher nel Castello Conti Acquaviva d’Aragona presenta 80 opere straordinarie che trasformano paesaggi e figure in illusioni visive affascinanti.