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Mimmo Nasser: una voce di successo

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   Per tutti è Mimmo Nasser, ed è presente in spettacoli e in rete e non solo con le sue canzoni in italiano e video di grande effetto sonoro e visivo. Un cantante, dunque, ma diverso per una sua personalità incisiva e per i temi che attraverso le note e le parole propone con passione e impegno professionale, che potremmo sintetizzare affermando che la sua musica aiuta a non sentire il silenzio che c’è fuori. E dopo il silenzio, ecco con la sua voce forte ciò che meglio descrive l’inesprimibile, dove si trovano le risposte a quanto si cerca, e anche se non le trovi, almeno si proveranno quegli stessi sentimenti in comune, perché qualcun altro li ha provati e non ci si sente soli.

   Oggi si esibisce nel suo nuovo video musicale del brano dal titolo “Scelgo te” (coautori Andrea Amati e Fabio Vaccaro) che si può ascoltare al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=VNkyNAtql0M

   Presente anche con “Il cuore non ha colore”, presentato grazie all’incontro con il paroliere bresciano Andrea Amati, e dedicato a un tema di grande attualità: l’integrazione tra bambini: https://youtu.be/zYefmGK3UpM?si=x8HKQkVnUUdtihCT

   Brani che arrivano dopo il successo di “Collo Alla Allah” (2020), dedicato a tutti coloro che hanno sofferto e combattuto in prima linea contro il corona-virus, e di “Camerero”, in onore di chi lavora con sacrificio nel mondo della ristorazione. In una collaborazione con Buenasuerte Record e con la casa discografica Athos. Inoltre, un incontro con Piergiorgio Cinelli per “Pórtem a éder le piramidi”, in dialetto bresciano, che i due interpretano fondendo le due culture tra le note. https://www.youtube.com/watch?v=FC7AszubDss

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   Prosegue, dunque, con la sua musica in un mondo fatto di ritmo, melodia, armonia e la sua distinguibile vocalità, e lo fa con canzoni su tematiche di rispetto e d’amore, ma fondamentale per lui la connessione internet, per divulgare i suoi contenuti musicali e avvicinare quanti probabilmente sarebbero rimasti sconosciuti, e così raggiungere migliaia di utenti online tramite YouTube, Instagram, Tik tok e altri … video e audio come strumenti d’interazione, affinché la musica diventi un elemento di relazione. Perché la canzone, per Mimmo Nasser, è un mezzo di espressione capace di comunicare attraverso il testo dei messaggi di carattere sociale e rappresenta la sua forma musicale per raccontare la nostra società, convinto che “un giorno anche la guerra s’inchinerà al suono di una chitarra”, come affermava Jim Morrison.


   Sappiamo, infatti, come le canzoni e la musica siano un mezzo per comunicare un messaggio alle persone, nella loro globalità, nel riuscire a parlare una “lingua” che tutti possono udire e parlare, stimolando i sensi e le emozioni, nell’ascolto da vivere come un’esperienza da condividere. Ed è così l’artista Nasser che con la sua voce amplifica la fantasia e ci fa sentire liberi di immaginare e sognare. Come diceva Khalil Gibran, “la musica è la lingua dello spirito, e la sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l’anima di colui che ascolta”. E questo per essere entrambe meglio assimilate in un rapporto non esclusivo ma di sensazione, come pratica tra discipline diverse che però hanno tra loro congiunzioni. Soprattutto come incanto che non si lascia spiegare se non in quel linguaggio nascosto e che a volte si fa trovare in modo chiaro. Da qui, si potrebbero offrire spunti per una metafisica della musica in strutture e tendenze che, forse, danno ragione al poeta tedesco, Heinrich Heine, quando afferma che dove le parole finiscono inizia la musica. Ma possiamo anche argomentare che non esiste un confine netto tra l’una e l’altra, nel legame del sentire artistico, dell’ascoltare la musica per riflettere sulla parola e viceversa, spesso in modo istintivo e in un silenzio assordante per la coscienza.

   La musica, diceva il filosofo Emil Cioran, “è l’unica arte che conferisca un senso alla parola assoluto. È l’assoluto vissuto, vissuto però tramite un’immensa illusione, visto che si dissolve subito al ristabilirsi del silenzio. È un assoluto effimero, un paradosso, insomma. Questa esperienza, per poter durare, deve essere rinnovata all’infinito, simile all’esperienza mistica, della quale, una volta ritornati alla quotidianità, non resta traccia”. Ne era convinto Shakespeare, tant’è che nei suoi testi ricorreva spesso a richiami musicali che restavano nell’immaginario collettivo, dai nobili al popolo, così come oggi una canzone viene canticchiata, e usava metafore associate alla musica, come ne “Il Mercante di Venezia”, dove fa dire a un suo personaggio: “L’uomo che non ha alcuna musica dentro di sé, che non si sente commuovere dall’armonia di dolci suoni, è nato per il tradimento, per gli inganni, per le rapine”, o nel far “cantare” il dramma della propria esistenza a Ofelia nell’Amleto e a Desdemona nell’Otello. Più semplicemente per Nasser il senso che rispecchia temi e contenuti lirici, perché intanto ha maturato una elevata purezza dei mezzi espressivi, in viaggio “sul mare della vita”, come canta in “Il cuore non ha colore”.

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   Il lavoro artistico di Nasser, infatti, corrisponde in tutto a un polo di lunga meditazione, ma soprattutto al suo essere poeta che nulla sottrae alla poesia, perché la poesia diventi ricerca di immagini da rappresentare tra un incanto e l’altro sul filo della memoria. Ed è la memoria che “sarà sempre con te” che ritroviamo più sensibile ancora in “Il cuore non ha colore”. Così per un futuro da vivere intensamente, moltiplicato all’infinito sempre, e il ricordo con l’abito arabo che veste nel video che rappresenta l’abbandono della terra dove è nato, la nostalgia, gli affetti di cui in alcun modo possiamo liberarci. Sono sguardi sull’infinito, infiorescenza del pensiero, nel bisogno che si ha di un resoconto con l’illimitato quando – direbbe Pirandello – per evadere vogliamo rientrare in noi stessi, essere veramente noi. Come una finestra sul domani prossimo, come nel cielo con tanta libertà d’infinito, tanta ricchezza interiore che Mimmo Nasser ha. Vuoi come paesaggio solare e una spiaggia ricreati dal passato nel presente in un riassorbimento del passato nel presente, vuoi come risposta urgente all’assimilazione di individui nella comunità, dentro le pagine di un diario bisognevole di spazi, o come purificazione di quel silenzio delle cose che tutte le sue canzoni riescono a riscattare per mezzo dei misteriosi sensibili turbamenti del nostro cuore e nella felicità di abbracciare, come in “Scelgo te”.

    È in questa prospettiva che la scelta di cantare per Mimmo Nasser rivela un’ulteriore, più profonda motivazione: l’intuizione di un limite esistenziale come forma di conflitto con la realtà. Nascono così desideri e ansie rappresentati nella loro concretezza da piccoli gesti e da grandi attese, sostanzialmente rivolti a una promessa che non sia utopia, a cercare appigli tra le onde, perché la sua forza suggestionante s’immerge in diverse esperienze, ed è voce che narra l’immediatezza, trasportando in sé il rigore e la sofferenza, la gioia dei momenti vissuti, l’amore.

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   Nasser è anche la storia di un clandestino poi divenuto uomo di successo in Italia, una persona straordinaria e rispettato, che aiuta gli altri e che guarda al futuro con molti progetti positivi. Un grande esempio d’integrazione e la sua vicenda è diventata un libro a cura di Luciano Zanardini. “Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile dire qualche parola ragionevole”, scriveva Goethe. Allora conosciamo meglio Mimmo Nasser, l’artista e imprenditore che ha sempre preferito il linguaggio della vita e ha sempre descritto qualcosa che non dobbiamo perdere, per credere nella speranza della storia. E probabilmente questo avviene perché non ci basta la nostra concreta, unica e personalissima biografia. Abbiamo bisogno, per sentirci parte del mondo, di entrare in contatto con altre vite, come se queste storie, che appartengono anche ad altri, in realtà siano anche un po’ la nostra storia.

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   Nasr Hamed Aly Ata Alla (Nasser, detto Mimmo), entra in Italia nel 1998 come clandestino a bordo di un barcone, dopo un lungo e pericoloso viaggio fatto di sofferenze, ma affrontato con molta fede, speranza e sacrificio. Integrato in Italia, nel 2014 insieme al giornalista Luciano Zanardini, scrive un libro sulla sua storia dal titolo “Nasser da clandestino a cittadino” che riporta, dapprima la sua gioventù vissuta in Egitto in una famiglia povera ma dignitosa sognando un futuro migliore, poi il viaggio clandestino in direzione Italia via Albania, da dove, con un gommone, ha attraversato il mare Adriatico.
Affronta una dura gavetta da lavapiatti, poi aiuto cuoco e pizzaiolo e infine il riscatto personale a Borgosatollo (Brescia) nei primi anni 2000 quando incontra Piero, ristoratore bresciano con cui instaura un legame lavorativo nonché di amicizia e diventa socio e poi titolare di tre pizzerie grazie alla sua dedizione al lavoro. È fondatore dell’associazione “la Nuova Speranza” che aiuta gli stranieri a inserirsi nella società e nel mondo del volontariato e della disabilità con l’obiettivo di rendere l’immigrato in Italia ambasciatore del proprio paese. Impegnato nella cultura partecipa inoltre ad alcuni cortometraggi sempre sulla tematica dell’integrazione.

E-mail: nasser.ataalla@gmail.com
Facebook: Nasser Ata Alla Mimmo Nasser
Instagram: nasser-ata-alla
Web: www.nasser-immigrato.com
YouTube: Nasser Ata Alla

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