Direttore Andrea Barretta

A Bergamo “Arte come incontro”

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14 – 28 settembre 2024 mostra d’arte contemporanea a Bergamo alla Galleria DuePuntoZero a cura di Andrea Barretta.

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La Galleria DuePuntoZero, un contenitore di prestigio, sede lombarda dell’Unione Europea Esperti d’Arte Onlus, che ha dato straordinarie occasioni culturali con i massimi autori dell’arte, che presenta al meglio l’arte contemporanea in una splendida cornice espositiva e anche con quanto offre un territorio pregno di monumenti e luoghi di assoluta bellezza.

   “Arte come incontro” ospita, dal 14 al 28 settembre 2024, opere d’impegno e di qualità, con un gruppo eterogeneo di artisti selezionati e invitati dal curatore e critico d’arte Andrea Barretta, diversi per formazione e per tecniche espressive ma nella loro autonomia, con opere pittoriche, fotografiche, tecnica mista, incisioni e sculture, in un progetto di sicuro interesse per il pubblico. Una collettiva, dunque, con artisti in una individuazione di ricerche stilistiche e di sperimentazione nell’attuale stato dell’arte contemporanea.

   Vi troviamo tutte le caratteristiche di legami con la storia dell’arte, dal figurativo all’astratto e all’informale, a significare il concetto di composizione e di modalità espressive in un patrimonio visivo nel definire il colore come forma di spazio condiviso con il pubblico che si ritrova nelle sale di DuePuntoZero come un luogo intellettivo in cui rapportarsi con l’estetica. In una ricognizione a fornire un itinerario e capire cosa l’arte ha ancora da dire e perché non lo fa più per artisti togati, nell’assurdo da decifrare e contro l’opportunismo del mercato che cerca nel concettuale qualcosa che non c’è, in ragioni di un’arte che resta da sola, disgiunta da ciò che vediamo. Quanto, dunque, “Arte come incontro” analizza sta nel sentire le voci degli artisti partecipanti come valore che non è pari a un prezzo, e deporre l’inganno di certa “arte”, tra interpretazione e linguaggio. Così ogni artista selezionato da Barretta per questa rassegna è comunque in una avanguardia culturale, nel ricorso a un’arte denotativa di una entità per elaborare il differente in opere a proporre vera arte.

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   La mostra, concepita come spazio per un “incontro” tra artisti e fruitori, che offrono un dialogo ravvicinato, per tradurre il nuovo sentire dell’arte dopo le grandi rivoluzioni del secolo scorso, sul frasario e sulla tradizione, in un superamento ma non in uno stravolgimento, fermo restando che l’arte ha sempre subito mutazioni di tempo in tempo senza rassegnarsi ad esso. Lo scopo dato allora è quello di curare una mostra alla quale altri potranno accedere per un cenacolo di idee, per combattere il contrario che non trova alcun senso in una teorizzazione che vorrebbe trovare una discolpa nel grottesco come scelta, per investire in un laboratorio di raffronto. “Innanzitutto per rispetto dell’artista sincero che ne cerca la logica non solo estetica ma etica”, scrive nella presentazione in catalogo Andrea Barretta. “Il nesso sta nell’individualità di ognuno. Lo dimostrano le figure di rimembranza etrusca di Adriana Pignataro e le astrazioni materiche di Giovanni Steduto, in forme dalle fughe plastiche a interagire per giungere a una funzione mnemonica nel riconoscerne l’intensità; le atmosfere liriche di Daniela Braga, Ulisse Gualtieri e Lucia Tedesco; i segni di Delfina Platto; poi i richiami a un’arte sociale di Ivan Battaglia e Nadia Soardi; gli assembramenti di Silvana Lunetta; le destrutturazioni di Giovanni Cristini e le decomposizioni di Alberto Peppoloni, il figurativo fra tradizione e innovazione di Emanuela De Franceschi, Ornella De Rosa, Claudia Salvadori, Tiziana Tardito, Riccardo Testa, Lucio Viola, Alberto Zappa, accomunati dal disegno e superando il realismo nella maniera in cui è reso visibile; il realismo esistenziale di Tiziano Calcari, Eugenio Franzò e Piero Scandura; le geometrie di Adriana Pullio, in elaborazioni precise con efficacia prospettica di spazi tra assonanze e architetture. Poi le incisioni di Riccardo Prevosti con opere che esprimono la calcografia contemporanea in un cammino artistico sempre improntato alla ricerca. Fino alla scultura con Flavio Pellegrini tra algoritmi portati nella sua creatività, e Lino Sanzeni nell’arte plastica fra tradizione e rivisitazioni arcaiche contemporanee, tra pietra e ferro o bronzo. Infine la fotografia con Donato Virgilio che appunta e concreta la luce”.

   Un denominatore comune è l’armonia e la forma – precisa Barretta – in una specifica prevalenza oltre al suo valore nel fornire impronte che conducono in una relazione con l’incorporeità e l’esistenza stessa, sviluppate in una evoluzione nei diversi ambiti, nell’enfasi concreta che astraggono nei toni dei colori, per creare piani come membrane manipolabili. Così come sono riconosciuti i significati della parvenza rispetto alla configurazione nell’espressività che rappresenta l’intuizione e la curiosità, l’archetipo dell’arte che si perpetua da secoli e che guardiamo a scandire i momenti di un’arte vera. Ma è “Arte come incontro” nel suo insieme ad essere soggetto e oggetto in un patto con il pubblico che saprà intrattenere questi artisti cogliendone l’influsso comunicativo nel compito di coinvolgere la collettività con le loro poetiche, di cui la mostra resta coerente scambio tra differenziazioni diacroniche, contaminazioni e linguaggi sperimentali.

   Tutti insieme a presentare le loro opere come eventi e vicende personali significative, in una occasione unica per lo spettatore di scoprire – in una sorta di vasi comunicanti tra artista e artista nelle loro opere – temi nella ricostruzione creativa che sta nel parafrasare l’ideale baudelairiano dell’arte per l’arte, ossia il sogno di qualcosa che è esistito ed è ancora desiderabile in quanto si palesa nella sua impronta che nutre. Che significa andare nell’innalzamento dell’arte per sé stessa divisa da ogni condizione e limitazione sociale. Suggestioni formali in grado di confrontarsi con tutti gli aspetti della realizzazione artistica e di varie tecniche.

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   Allora “Arte come incontro” invita a riconoscere il perché occorre riflettere su cosa l’arte ha da dire nella trama proposta da una mostra come continuazione dell’arcano che sempre si rinnova in testimonianze che resistono al tempo in una sorta di metafisico atteggiamento di serenità imperturbabile. Occorre, quindi, riconoscere la vera arte che sta davanti ai nostri occhi senza interpretazioni linguistiche giacché sono le opere a parlare. Una conferma che bisogna avere ragioni per l’arte che è una cosa particolare. Infatti, il mondo in crisi in cui viviamo ha messo in difficoltà l’artista, e la società dei consumi ha talmente consumato la sua inventiva che non riesce neanche più a raccontare. Al contempo i nostri artisti impegnati a recepire l’essenza dell’arte, non cercano di apparire succubi di quanto rende l’arte infedele nel segnare la sovranità della mercificazione, ma sono immagine di un cambiamento possibile. Più che un incontro, dunque, a rappresentare una inclusione in nuclei di aggregazione nel concreto, frutto di artisti con storie singolari, di capacità vissute, e poco importa la classificazione stilistica nell’unicum di una collettiva in una singolare poetica perché in comune c’è un’unica tendenza: fare arte. Tratti d’unione tra una contestualità quale medium di un’arte al di là di una dimensione dall’utilitarismo kantiano di un’azione che è buona solo se si ottiene l’effetto desiderato, tralasciando i mezzi con cui è stato ottenuto nell’argomentazione dei termini del duale tra anima e corpo, tra mano e immaginazione, nel desiderio che coincide con una vocazione delineata.

   “Arte come incontro”, invece, attrae l’occhio e tocca l’anima, a vivificare un panorama diverso nel fornire diversità, nelle inesauribili combinazioni sui contenuti, nel compito primario dell’artista di farci sentire la sua voce in questa mostra, nell’illuminare la società e dare impulso alle emozioni. Nella contemplazione delle opere presenti, con la loro iconicità paradigmatica, in una partenza che trova un traguardo nelle sale della Galleria DuePuntoZero dove si palesa qualcosa di inatteso, per non sentirci abbandonati alla tristezza, ma con una maggiore cognizione dello sguardo che accresca la rivelazione interiore dell’arte in un progetto che racchiude una rilevanza socio-culturale per la sua sopravvivenza. Perché si manifesta nel suo percorso espositivo come opportunità di riflessione.

   Pertanto, come per una letteratura odeporica, iniziamo con “Arte come incontro” un cammino che non sia solo memoria ma uno straordinario percorso nella bellezza che aiuta a vivere meglio, nella vita e nel mondo a creare paralleli nella trascrizione di sensazioni intense. “Perché l’arte, è bene ripeterlo, è gratuità, e non c’è bisogno di un lampo di genio per interrogarla”, scrive Andrea Barretta. E una mostra collettiva è sempre un’occasione per accedervi come in un diario, per raccontarla, per rintracciare la capacità di evocare la bellezza quale frammento in cui l’improbabile diventa plausibile.

“Arte come incontro”, mostra d’arte contemporanea a cura di Andrea Barretta.

14 > 28 settembre 2024

Bergamo, Galleria DuePuntoZero, Via Fratelli Calvi 1d.

Orari: da lunedì a venerdì 10 – 13 e 14 – 18. Sabato 14 – 18.

Info: tel. 035 717 5564.

Ingresso libero.

Artisti presenti:

Ivan Battaglia, Daniela Braga, Tiziano Calcari, Giovanni Cristini, Emanuela De Franceschi, Ornella De Rosa, Eugenio Franzò, Ulisse Gualtieri, Silvana Lunetta, Flavio Pellegrini, Alberto Peppoloni, Adriana Pignataro, Delfina Platto, Riccardo Prevosti, Adriana Pullio, Claudia Salvadori, Lino Sanzeni, Piero Scandura, Nadia Soardi, Giovanni Steduto, Tiziana Tardito, Lucia Tedesco, Riccardo Testa, Lucio Viola, Donato Virgilio, Alberto Zappa.

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